Non si è capaci di colloquio e di dialogo se non si sa guardare dentro di sé, scendere negli abissi della nostra interiorità e intravedere gli orizzonti di senso che si animano in un dialogo. Un dialogo in cui non solo le parole sono imporanti ma anche gli occhi, i sorrisi e a volte le lacrime delle persone; pensiamo in particolare al dialogo tra persone che hanno una relazione di cura e ai pazienti che scrutano ansiosamente il volto, gli sguardi e i gesti del terapeuta, cercando di interpretarne i significati.

Non dovremmo mai dimenticare di essere in dialogo senza fine con gli altri e con noi stessi e che ogni dialogo è nutrito di parole. Non è facile trovare quelle parole che di volta in volta sono le più adatte ad essere portatrici di cura.

La psichiatria, fra le discipline mediche, è quella che non può non dare continua importanza alle parole, a quelle che noi diciamo e a quelle che dicono i pazienti. Questo è un compito al quale siamo tutti chiamati, in ogni circostanza della nostra vita: trovare le parole gentili e silenziose, liquide e fluide, coraggiose e misurate, morbide e sensibili, avere attenzione che rispondano all'attesa della vita.

Non ci sono ricette, non ci sono consigli per trovare queste parole: è necessario affidarsi alla intuizione e alla sensibilità individuali. Ci sono psichiatri che non le hanno e persone semplici che le hanno; sono attitudini che dovremmo educarci a cercare o a farle rinascere in noi, evitando ad ogni costo quelle banali e indistinte, ambigue e indifferenti. Dovremmo sempre pensare a quali parole dire e quali non dire, nel dialogo infinito con le paure e con le angosce.

Le parole gentili a volte non nascono in noi e può non essere colpa nostra, ma le parole che si ha il dovere di non dire sono le parole banali intessute di freddezza e di indifferenza, che ci allontanano dall'ascolto e dall'attenzione al dolore dell'anima.

L'indifferenza ci fa venire meno al dovere della generosità e della solidarietà e crea il deserto, generando tristezza e angoscia.

Dalle parole di un poeta: “Se non puoi avere la vita che desideri cerca almeno questo: per quanto sta in te non sciuparla nel troppo commercio con la gente, con troppe parole e con un via vai frenetico; non sciuparla portandola in giro in balia del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea; parole aride e svagate che diciamo e non creano legami con le persone.”

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