La storia di vita di una mia paziente è una testimonianza della ricchezza umana che c’è nella malinconia. anche quando ha sconfinamenti depressivi. In alcune pazienti troviamo straordinarie doti di analisi interiore, di descrizione delle emozioni. Dalle parole di Maria Teresa:

“Non riesco a liberarmi da questa angoscia. Non ne posso più. Di che cosa è fatta questa sofferenza? Il dolore fisico in confronto non è nulla! Tutti i contatti umani sono tragici. Mi sento come prigioniera nelle sabbie mobili e i tentativi per uscirne, sempre più blandi e disperati, raggiungono il solo fine di farmi precipitare più a fondo! Mi sento colpevole, mi detesto. Questa sofferenza mi annulla !!”.

Ai bordi di un dolore incomunicabile, queste parole andrebbero ascoltate nel silenzio e nello sgomento del cuore; mi ha insegnato cose indelebili sulla fragilità umana, sui suoi abissi dai quali così facilmente ci allontaniamo temendoli.

Ancora: “E’ più che una sofferenza fisica, ci si sente diversi dagli altri: li guardi come persone di un altro pianeta. Questo sentirmi così lontana da tutti, e in balia delle persone e delle situazioni, mi angoscia profondamente.”

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