Come non riflettere anche su come le parole si ascoltano, sul modo con cui si ascoltano, non solo in psichiatria, ma nella vita. E’ facile ascoltare le parole ma non illudiamoci di comprenderle fino in fondo, se non prestiamo attenzione alle loro risonanze, ai loro contenuti emozionali e alla loro qualità espressiva. La vita ci confronta con circostanze umane molto diverse nelle quali bisogna cogliere il senso delle parole che si ascoltano e questo richiede tempo. Non so se nelle scuole primarie e secondarie il tema bruciante delle parole, di quelle che fanno del bene e di quelle che fanno del male, sia svolto con l'ampiezza e la passione necessaria; non si giungerà a mantenerle vive nel cuore se non si insegna nelle scuole a conoscerne il valore e a scegliere quelle che nascono dal cuore e che aprono la nostra vita. All’origine di ogni relazione umana c’è la ricerca dell'ascolto, del dialogo e della speranza; le parole sbagliate, immotivate, aggressive, indifferenti sono sorgenti di dolore e di angoscia, di ferite dell'anima. Le domande che si rivolgono i pazienti devono essere prudenti perché è facile ridestare l'ansia e l'inquietudine. Un problema che non finisce mai di essere bruciante è quello del dire e del non dire la verità al malato. Guai a generalizzare in un modo o nell'altro. In alcuni casi dire la verità anche con parole gentili è cosa pericolosa, che non tiene conto delle possibili e angoscianti conseguenze psichiche. Non tutte le domande possono essere fatte: nel dialogo con un paziente devono essere tenuti presenti la sua timidezza, la sua sensibilità, la sua storia personale e religiosa, la sua libertà nel tacere cose quando non siano necessarie alla diagnosi e alla cura. Doloroso è in ogni caso il pudore lacerato da domande che non abbiano a rispettare la libertà, il pudore delle emozioni e dei pensieri.

Oggi siamo immersi in un mare di parole che non ha più confini, si è cancellato lo spazio della riflessione e della meditazione, della contemplazione e della preghiera, insomma del silenzio che ne è la premessa. Le parole nella vita come in psichiatria hanno bisogno del silenzio che dia loro pienezza, che ne rispetti le sfere semantiche, il significato.

E’ del silenzio che bisogna anche parlare.

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