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Visualizzazione dei post da luglio, 2021
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  Il nostro gruppo di ricerca, che sta raccogliendo delle interviste sul tema dello stigma verso la patologia mentale, ha affrontato molti temi e ha scelto il libro di Eugenio Borgna per un approfondimento. I Suo testo “I grandi pensieri vengono dal cuore . Educare all’ascolto”, pubblicato quest’anno da Raffaello Cortina Editore, è stato per noi oggetto di studio e ne abbiamo apprezzato molto il contenuto; abbiamo scelto alcuni piccoli brani, che abbiamo intessuto in più discorsi a tema, qui riportati, sperando sia comprensibile ed utile. Ne è stata fatta una elaborazione originale che vogliamo qui offrire a chi si avvicina a queste tematiche, nell’auspicio di aiutare più persone possibile a conoscere le “parole” e i “silenzi”, a volte di grande valore poetico, (seguendo l’impostazione di E. Borgna) adatte ad incontrare la sofferenza psichica. Con la nostra affettuosa stima ringraziamo il prof Eugenio Borgna e la casa editrice Raffaello Cortina
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  La mia esperienza di psichiatra, per trenta anni nei servizi psichiatrici pubblici, si è caratterizzata nella ricerca di valori psicodinamici e ora scelgo il prof Borgna, fenomenologo, per esprimere quelli che sono anche i miei convincimenti, quelli sulla cui base ho cercato di svolgere i miei compiti. Eugenio Borgna, nato nel 1930, è psichiatra, saggista ed accademico. Primario del manicomio di Novara, già nei primi anni ’60 ha adottato metodi di cura incentrati sul dialogo e l’ascolto. Ha aderito e collaborato attivamente alla rivoluzione basagliana. Nell’ultimo testo, intitolato I GRANDI PENSIERI VENGONO DAL CUORE. EDUCARE ALL’ASCOLTO, scrive dell’  “ intelligenza del cuore” , per intuire l’indicibile. Ha cercato di comunicare anche a studenti liceali cosa sia realmente la “follia” e  quanta umanità in essa sia contenuta; scrive n ella speranza che chi eventualmente incontra questa sofferenza, in sé o negli altri, non ne abbia troppa paura e abbia il coragg
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  Il cuore come metafora, come immagine, come specchio della conoscenza emozionale al quale si giunge sulla scia della intuizione, così diversa dalla conoscenza razionale. Le ragioni del cuore . La psichiatria come maestra di vita che muovendo dal cuore diventa sorgente di conoscenze; psichiatria nella sua dimensione relazionale e fenomenologica; psichiatria come dialogo senza fine con la solitudine, con la follia nel suo mistero nelle sue inquietanti domande sul senso del vivere e del morire. La psichiatria è una disciplina che si confronta con gli arcipelaghi sconfinati delle emozioni malate e non malate, che ne costituiscono l’elettiva area tematica. Bisogna che ci immedesimiamo nella vita interiore degli altri, che ci affidiamo ai vascelli fragili e ardenti della conoscenza intuitiva; se non facciamo così non coglieremo mai fino in fondo il senso del dolore, della sofferenza, dell’andamento fluido e talora inafferrabile delle emozioni c
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  Non si è capaci di colloquio e di dialogo se non si sa guardare dentro di sé, scendere negli abissi della nostra interiorità e intravedere gli orizzonti di senso che si animano in un dialogo. Un dialogo in cui non solo le parole sono imporanti ma anche gli occhi, i sorrisi e a volte le lacrime delle persone; pensiamo in particolare al dialogo tra persone che hanno una relazione di cura e ai pazienti che scrutano ansiosamente il volto, gli sguardi e i gesti del terapeuta, cercando di interpretarne i significati. Non dovremmo mai dimenticare di essere in dialogo senza fine con gli altri e con noi stessi e che ogni dialogo è nutrito di parole. Non è facile trovare quelle parole che di volta in volta sono le più adatte ad essere portatrici di cura. La psichiatria, fra le discipline mediche, è quella che non può non dare continua importanza alle parole, a quelle che noi diciamo e a quelle che dicono i pazienti. Questo è un compito al quale siamo tutti chiamati, in ogni circostanza della
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  Come non riflettere anche su come le parole si ascoltano, sul modo con cui si ascoltano, non solo in psichiatria, ma nella vita. E’ facile ascoltare le parole ma non illudiamoci di comprenderle fino in fondo, se non prestiamo attenzione alle loro risonanze, ai loro contenuti emozionali e alla loro qualità espressiva. La vita ci confronta con circostanze umane molto diverse nelle quali bisogna cogliere il senso delle parole che si ascoltano e questo richiede tempo. Non so se nelle scuole primarie e secondarie il tema bruciante delle parole, di quelle che fanno del bene e di quelle che fanno del male, sia svolto con l'ampiezza e la passione necessaria; non si giungerà a mantenerle vive nel cuore se non si insegna nelle scuole a conoscerne il valore e a scegliere quelle che nascono dal cuore e che aprono la nostra vita. All’origine di ogni relazione umana c’è la ricerca dell'ascolto, del dial
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  Mi sono incamminato- scrive Borgna- lungo sentieri che mi hanno consentito di illustrare cosa sia la psichiatria, quali ne possono essere le articolazioni tematiche e le forme di incontro terapeutico che consentano di svolgere una cura fondata sulla relazione e sull'intuizione, intrecciata all'immedesimazione. La malinconia, come stato d'animo, è una condizione emozionale che è mediatrice di interiorità e di riflessione; nella sua natura fluida e camaleontica sconfina in emozioni sorelle che sono la tristezza, la nostalgia, la tenerezza e lo smarrimento; è comune a ciascuna di esse la modificazione del tempo vissuto, contrassegnato dal dilatare del passato e dell’attenuarsi del futuro. Non lasciamoci in ogni caso cogliere dall’ansia e dalla preoccupazione, quando malinconia e tristezza rinascono in noi e non identifichiamola della depressione, che è una ben diversa emozione malata. La malinconia, o tristezza, ci allontana dal quotidiano ritmo delle cose e ci fa rie
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  Dovremmo essere abituati a distinguere il silenzio, che nasce dalla meditazione, dalla riflessione, dalla preghiera e dalla contemplazione, dalla timidezza e dalla insicurezza, da quello che nasce invece dalla tristezza e dalla malinconia dalla angoscia e dall'inquietudine dell'anima, dalla depressione e dalla disperazione. Nel silenzio le parole sono sostituite dai linguaggi dei volti, degli sguardi, delle lacrime e del sorriso, che dovremmo sapere decifrare e interpretare. Il silenzio inquieta e non sappiamo cosa possa nascondersi nel venire meno delle parole e magari non pensiamo alle risonanze emozionali del nostro silenzio nel cuore di chi ci guarda; ci sono silenzi che intimidiscono, aggrediscono, fanno paura. Una distinzione ancora più radicale è quella che separa il silenzio dal mutismo, nel quale si diventa monadi dalle porte e dalle finestre chiuse e non ci sono parole nè emozioni autentiche da comunicare agli altri e, cosa ancora più dolor
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 L' INFINITO DI GIACOMO LEOPARDI «Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quïete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità [3]  s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare.»
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  La storia di vita di una mia paziente è una testimonianza della ricchezza umana che c’è nella malinconia. anche quando ha sconfinamenti depressivi. In alcune pazienti troviamo straordinarie doti di analisi interiore, di descrizione delle emozioni. Dalle parole di Maria Teresa: “Non riesco a liberarmi da questa angoscia. Non ne posso più. Di che cosa è fatta questa sofferenza? Il dolore fisico in confronto non è nulla! Tutti i contatti umani sono tragici. Mi sento come prigioniera nelle sabbie mobili e i tentativi per uscirne, sempre più blandi e disperati, raggiungono il solo fine di farmi precipitare più a fondo! Mi sento colpevole, mi detesto. Questa sofferenza mi annulla !!”. Ai bordi di un dolore incomunicabile, queste parole andrebbero ascoltate nel silenzio e nello sgomento del cuore; mi ha insegnato cose indelebili sulla fragilità umana, sui suoi abissi dai quali così facilmente ci allontaniamo temendoli. Ancora: “E’ più che una sofferenza fisica, ci si sente diversi da
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  Fare parte delle mie ricerche oggi il tema della speranza. Certo si parla molto di speranza e in contesti molto diversi tra loro, talora confondendola con l'ottimismo che nulla ha che fare con essa. Gli infiniti cambiamenti della speranza, le sue luci e le sue penombre, le sue ascensioni e le sue discese, i suoi bagliori e suoi silenzi. L’esperienza di Maria Teresa ci dice che nella malinconia la solitudine e la disperazione sono l'una legata all'altra. A mano mano che la malinconia si attenua la solitudine si converte in comunione e la disperazione in speranza. Nella disperazione il tempo non passa mai: il tempo come prigione. Nella speranza invece Il tempo scorre senza fine dal passato al futuro; il tempo come apertura. In Maria Teresa la svolta è inattesa, improvvisa: “ Ieri mi sentivo dentro una speranza non motivata. Prima pensavo di non poter sperare se non in una speranza determinata; ieri improvvisamente è nata nel cuore una diversa speranza. Era bello, bench
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  Le parole di alcuni pazienti fanno riemergere il grande tema della relazione, della comunicazione, con la quale si ha a che fare in tutta la vita. Mi chiedo come oltrepassare la distanza che ci separa gli uni dagli altri, come creare fra noi dei ponti, che ci salvano dal naufragare nel mare della disperazione. Il tema della distanza e della lontananza è cruciale non solo in psichiatria, ma anche nelle relazioni quotidiane tra giovani e non più giovani. Mi chiedo come non cadere prigionieri né di troppa vicinanza, né di troppa lontananza; mantenere viva la distanza evitando che sia vissuta come lontananza, come indifferenza; oppure come mantenere viva la vicinanza, che non sia vissuta come perdita della propria autonomia e della propria libertà. Ci sono persone, psichiatri e non psichiatri, che riescono ad essere vicine ma non troppo vicine, lontane ma non troppo lontane. Ciascuno di noi deve ridisegnare senza fine questi confini, questo oscillare tra distanza e vicinanza, che sono
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  Ci sono poesie in cui la malinconia, detta anche tristezza, non ha nulla di doloroso e di scuro e si riflette in immagini dolcissime che l’azzurro e il verde scandiscono nella loro musicalità. La malinconia leopardiana è la fonte fragile e stremata della poesia, che a volte si legge con cuore ferito. Altre poesie sì nutrite di una dolce malinconia e sfibrata tenerezza, ma altre si accompagnano e sono immerse in una lacerante tristezza, una radicale disperazione; a volte colori accesi, associazioni tematiche folgoranti, immagini portatrici di angoscia e di morte, orrore che strazia il cuore, ferite lancinanti, lacrime, dolore che ha la durezza della pietra. In alcune poesie non c’è nemmeno frammenti di speranza. Ci sono poesie che ci dicono ancora una volta come la condizione umana e clinica della tristezza, della malinconia, del male oscuro, non possa essere riunificata in una sola formulazione diagnostica, e invece sia disarticolata in due modelli di espressione clinica, quella