PICCOLO MANUALE DI SOPRAVVIVENZA IN PSICHIATRIA

Di Ugo Zamburru e Angela Spalatro – Edizioni Gruppo Abele


Il libro fa una panoramica sulla situazione della psichiatria in Italia (e nel mondo) partendo dalla riforma Basaglia, di cui mette in luce i pregi (la legge 180) ma anche le mancate o parziali realizzazioni.

Illustra quindi quali sono le strutture, pubbliche e private, in cui si articola oggi il servizio psichiatrico, mettendone in luce la scarsità di risorse, anche rispetto ad altri settori del Servizio Sanitario Nazionale. Ciò mentre il numero di persone con disagio psichico è in costante crescita di anno in anno.

Le pagine forse più interessanti del libro sono nel capitolo intitolato “ I falsi miti della psichiatria”. In questo capitolo Zamburru e Spalatro diffondono speranza, in un campo che ne è spesso desolatamente privo, laddove demoliscono alcuni luoghi comuni (la schizofrenia non guarisce, i farmaci bisogna prenderli per tutta la vita, l’asserita obiettività della diagnosi in psichiatria). Al contrario il Manuale parla di buone percentuali di casi di recovery, intesa come progressivo e significativo miglioramento della qualità della vita. Circa l’assunzione dei farmaci si propende alla lenta e progressiva riduzione degli stessi sulla base di un preciso accordo tra paziente e medico psichiatra. Pur riconoscendone l’utilità soprattutto nelle fasi di acuzie.

Nel capitolo “Buone prassi” si parla dell’importanza, per chi soffre di disagio mentale, di evitare l’isolamento . Questi deve essere coinvolto nel processo decisionale sul progetto terapeutico proiettato verso un percorso di recovery. Si parla del sistema terapeutico denominato “dialogo aperto” , di psicoterapia e di prospettive di un lavoro. Ma che sia un lavoro vero. A questo ultimo proposito viene citato un esempio d’eccellenza di creazione di opportunità di posti di lavoro offerte a persone che soffrono o hanno sofferto di malattie psichiatriche. Stiamo parlando del “Caffe’ Basaglia” a Torino. Oggi purtroppo chiuso.

Non dimenticano , Ugo e Angela, di porre l’accento sulle famiglie. I famigliari sono i primi care givers di chi soffre e sono quelli che più a lungo sono chiamati a condividere con il paziente i problemi i disagi e le angosce. Sono quelli maggiormente coinvolti emotivamente ed economicamente nelle vita del paziente. E sono quelli più preoccupati del futuro del paziente quando i genitori non ci saranno piu’.

Una ricca bibliografia arricchisce il libro per chi volesse approfondire le numerose problematiche che il manuale ha posto in evidenza.

Nicola

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